
Ho voluto essere giudicato, senza ricorrere a scorciatoie o altro.
Perché ero sicuro e certo del mio operato e dell’azione moralizzatrice che ho portato avanti, all’interno della casa comunale, in questi anni.
Sono sempre stato lineare, trasparente ed onesto e, sinceramente, non potevamo pagare solo ed esclusivamente per aver fatto funzionare la macchina amministrativa, in un momento di enorme difficoltà. La nostra comunità ha dovuto già affrontare il prezzo del dissesto economico. Sarebbe stato pertanto assurdo subire un provvedimento giudiziario per aver evitato che tutto il sistema comunale si bloccasse. Sarebbe stata una mannaia per tutti i cittadini, per le imprese, per i dipendenti.
Accolgo con grande gioia e soddisfazione, dunque, il provvedimento di assoluzione, che chiude una vicenda che mi ha toccato molto, perché mai, nella mia vita, sia privata che professionale, ho subito processi. Mi è successo ora, nello svolgere il delicato ruolo di sindaco. Nello svolgimento delle mie funzioni. E questo la dice lunga sul come siamo costretti ad operare. Tra i tagli statali ed i giusti bisogni e necessità dei nostri concittadini, tra mille problemi e criticità, spesso, ci troviamo di fronte a momenti di sconforto, in cui ci sentiamo davvero soli. Aggiungiamoci poi eventi come quello che ho dovuto subire ed affrontare in questi mesi. Non c’è altro da aggiungere, insomma. Solo la felicità per una parola fine, che mette a tacere anche quegli avvoltoi che hanno tentato di cavalcare questa vicenda giudiziaria. Hanno provato a cavalcare l’onda del giustizialismo e della condanna mediatica, ma ancora una volta hanno perso. Miseramente perso.
Ha vinto invece la giustizia, la verità e la moralità, che è sempre stata la mia stella polare. In particolar modo in questa mia esperienza amministrativa.
Gianfranco Ramundo